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‘A vita è ‘n affacciata ‘e fenesta - Napoli

  • Writer: Alvise Bortolato
    Alvise Bortolato
  • May 29, 2023
  • 2 min read


Prima che Alice riemerga dalla doccia per recarci a cena mi appropinquo al balcone per fumare. Sono da poco passate le nove e la stanza in cui dormiamo si affaccia sul cortile interno di un palazzo di Vico Ste Teresella, Quartieri Spagnoli.

 

Nell’accendere la sigaretta noto che i dirimpettai, da cui mi separano non più di quattro metri, stanno cenando. Da tre giorni condividiamo sprazzi di una strana intimità, dettati da una certa refrattarietà alle tende: io vedo nel loro salotto, loro nella nostra camera. Avranno poco meno di sessant’anni e sono nonni, li ho visti rientrare il pomeriggio precedente con la nipotina e lo zaino. Ci siamo scambiati qualche sorriso come cenno di saluto quando gli sguardi si sono incrociati. Nulla più, nemmeno una parola.

 

L’uomo è seduto al lato del tavolo nascosto alla mia vista ma la donna sta proprio di fronte a me, oltre la porta-finestra spalancata. Cenano con calma, parlando al telefono in viva voce con qualcuno. Quando la donna alza gli occhi e si accorge di me, ci sorridiamo. Imbarazzato per l’intrusione, distolgo lo sguardo per non sembrare un guardone indiscreto e sbuffo il fumo più distante che posso dalle loro finestre.

Nel giro di pochi secondi la signora mette in attesa la telefonata per poi avvicinarsi al balconcino. Mi aspetto che tiri la tenda, così da sollevarmi da questa inevitabile intromissione nella loro quotidianità. Invece si rivolge a me, per la prima volta ascolto la sua voce: “Dovete cenare? Se volete favorire siete i benvenuti. Posto a tavola ce n’è e da mangiare pure.”

 

Nella sincerità spontanea di quest’invito c’è qualcosa che quasi ovunque è andato perduto, sommerso dalla patina dell’indifferenza e dell’individualismo. A Napoli non soltanto resiste, ma è il nucleo pulsante di vita che s’irradia su chiunque abbia la fortuna di immergersi in questa città. 

Qualcosa che vibra intensamente infondendo la sensazione di sentirsi accolti, di non essere altro che creature accoccolate nella purezza del sole mite di un mattino fuori dal tempo, accarezzati delicatamente dalle mani di un’anziana, ossute e tremanti d’artrosi ma traboccanti di una tenerezza che rassicura, che mette in salvo, che zittisce per un po’ le brutture del mondo col loro carico di dolore.

Qualcosa di così profondamente umano che è impossibile non provare gratitudine per esserne stati partecipi, anche solo per un istante.

 

Declino l’offerta con tutta la gentilezza di cui sono capace, augurando a entrambi una buona cena prima di ritrarmi e svanire dietro la tenda. Mi chiedo se la distanza ravvicinata abbia permesso loro di accorgersi dei miei occhi lucidi mentre spegnevo il mozzicone.

 

‘A vita è ‘n affacciata ‘e fenesta. È proprio vero. La vita è un affacciarsi alla finestra che dura un attimo fugace, prima che gli scuri si richiudano. Ma a volte basta affacciarsi alla finestra giusta per ricordarsi quanta bellezza ci sia in questa vita, racchiusa in gesti inattesi e attimi prodigiosi. “Se volete favorire…”

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